Intelligenza Artificiale e Arte: Tra Creatività Algoritmica e Pratica Umana

Intelligenza Artificiale e Arte: Tra Creatività Algoritmica e Pratica Umana

  • Autori: Eckart Voigts, Dietmar Elflein, Jan Röhnert (Eds.)
  • Titolo Originale: Artificial Intelligence – Intelligent Art? Human-Machine Interaction and Creative Practice

L’avvento dell’Intelligenza Artificiale (AI) sta ridefinendo non solo i processi produttivi e sociali, ma anche le fondamenta stesse di concetti come arte e creatività. Il volume Artificial Intelligence – Intelligent Art? si immerge in questa complessa interazione, proponendo una critica e una valutazione delle forme e delle conseguenze della “creatività algoritmica” nel contesto dei media digitali. L’opera sposta il focus dalle questioni tecniche a quelle estetiche, culturali ed etiche, sostenendo che il ruolo dell’AI nella pratica artistica merita un’attenzione molto più profonda.

1. AI, Automazione e la Sfumatura dei Confini

Spesso, l’AI viene confusa con l’automazione in generale. Tuttavia, mentre l’automazione si riferisce a processi autogestiti anche pre-digitali, l’AI, in particolare il machine learning, va oltre la mera programmazione algoritmica. Un sistema di AI percepisce il suo ambiente e agisce per massimizzare il raggiungimento dei suoi obiettivi. Questo ha alimentato dibattiti sulla “singolarità” (Raymond Kurzweil), un futuro in cui la distinzione tra umano e macchina si dissolverà, amplificando la nostra creatività.

La discussione sull’AI si intreccia profondamente con il postumanesimo e il transumanesimo, che mettono in discussione i confini tra organismi e macchine. Il postumanesimo critico, ad esempio, analizza come le ideologie umanistiche tradizionali possano aver servito determinate narrazioni, mentre il transumanesimo guarda positivamente alla tecnologia come strumento per il miglioramento umano. Un concetto chiave è quello dell’embodiment, ovvero l’idea che il pensiero sia una funzione cognitiva più ampia, legata alla forma fisica in cui si manifesta. Non a caso, l’immaginario culturale dell’AI, dalla letteratura al cinema, tende a rappresentare le macchine in forme umanoidi.

2. Oltre la “Pappagallina Stocastica”: AI e Semantica Artificiale

I recenti progressi nell’AI, come i Large Language Models (LLM) alla base di sistemi come ChatGPT e i generatori di immagini come DALL-E, hanno dimostrato capacità sorprendenti. Tuttavia, la loro “intelligenza” è spesso definita come quella di una “pappagallina stocastica” (Emily Bender): generano testi plausibili basandosi su schemi statistici, non su una comprensione intrinseca del significato. Questa “allucinazione” algoritmica, sebbene migliorabile con più dati e feedback umano, non altera la loro architettura fondamentale.

Si parla quindi di semantica artificiale o “significato muto”: un tipo di significato non basato sulla coscienza o sull’intenzione umana, ma su correlazioni latenti scoperte all’interno di vaste quantità di dati. L’AI multimodale, come DALL-E che correla linguaggio e immagini, esemplifica questa semantica, rendendo esplicita una conoscenza implicita in modi non banali. Non si tratta di una vera comprensione, ma di un potente effetto di correlazione che può essere interpretato dagli umani.

3. La Ridefinizione dell’Autore e della Pratica Artistica

Il volume solleva interrogativi sul concetto di creatività e autorialità. I test tradizionali di creatività per l’AI, come il test di Turing o il Lovelace test, sono criticati per la loro dipendenza da costruzioni umane, soggettive e antropocentriche. La creatività, secondo Andreas Reckwitz, è un “dispositivo” socio-storicamente e culturalmente determinato, non una qualità intrinseca e immutabile.

Questo porta a considerare l’AI non solo come un mero strumento, ma come un catalizzatore per nuove forme d’arte e pratiche creative. Il lavoro di Hannes Bajohr, ad esempio, con la sua “textualité numérique”, mostra come l’AI possa trasformare l’autore in un curatore o editore di materiale generato dalla macchina, spingendo verso la creazione di forme ibride inedite. L’arte, in questo contesto, diventa un mezzo per esplorare e mettere in discussione le nozioni di creatività, mettendo in luce l’importanza del processo e della collaborazione umano-macchina.

4. Musica e AI: Armonie e Dissonanze

L’integrazione dell’AI nel campo della musica ha una lunga storia, con algoritmi usati per la composizione fin dal XVII secolo. Oggi, l’AI è sempre più presente nella produzione musicale, dall’automazione dei processi alla generazione di nuovi suoni e stili. Interviste con professionisti del settore rivelano diversi impatti:

  • Accelerazione e Arricchimento: L’AI velocizza il processo creativo e offre nuove possibilità espressive.
  • Curatela: La selezione e la curatela del materiale generato dall’AI diventano un compito centrale per l’artista.
  • Sfide: Rimangono le questioni etiche e legali (diritti d’autore, trasparenza dei dati di addestramento) e le limitazioni estetiche (ad esempio, l’AI che non “ascolta” veramente o l’incapacità di creare melodie a lungo termine).

Il volume evidenzia come gli artisti spesso utilizzino l’AI in modi non convenzionali o persino “sbagliati” (overfitting intenzionale, ricerca di “rumorosità” o imperfezioni) per produrre risultati inaspettati e unici, sfruttando ciò che l’AI non è intesa a fare per generare nuova creatività. Questo porta alla riflessione che l’AI non sostituirà gli artisti, ma piuttosto espanderà la loro “cassetta degli attrezzi”, promuovendo la co-creazione e l’aggiornamento continuo delle competenze umane.

5. L’Umano al Centro della Valutazione Etica

Le implicazioni etiche dell’AI nell’arte sono centrali. Il volume discute la concentrazione di potere nelle grandi piattaforme tecnologiche, il rischio di bias algoritmici (raziali, di genere), il consumo di energia e acqua dei data center, e il potenziale uso improprio dell’AI (ad esempio, droni da guerra autonomi). Viene sottolineata l’importanza di una regolamentazione (come l’AI Act dell’UE) e di un dialogo continuo tra tecnologia, etica e società.

L’arte creata dall’AI, specialmente quando esposta al pubblico, solleva domande fondamentali su autorialità, responsabilità e significato. Nonostante le macchine possano “simulare” la creatività, la “presenza” umana, la capacità di esprimere sentimenti e l’urgenza di comunicare rimangono elementi distintivi dell’arte umana. Il volume suggerisce che l’AI nell’arte può ripristinare una funzione tradizionale dell’arte: quella della riflessione critica sulle società contemporanee. La chiave è mantenere la possibilità di agire “contro” i calcoli delle macchine, integrando la “diversità” nella nostra prospettiva e non solo adattandosi ad essa.

Conclusione: Un Paesaggio Artistico in Evoluzione

Il volume Artificial Intelligence – Intelligent Art? ci invita a considerare l’AI non come una minaccia, ma come una forza trasformativa che stimola una profonda riconsiderazione di ciò che l’arte e la creatività significano nell’era digitale. Attraverso un’analisi multidisciplinare, gli autori dimostrano come la collaborazione umano-macchina non solo generi nuove forme estetiche, ma ponga anche domande cruciali sulle dinamiche di potere, sull’etica dei dati e sulla natura stessa della percezione e della produzione artistica.

Invece di limitarsi a una semplice adozione tecnologica, l’arte può usare l’AI per ispirare, interrogare e ampliare i propri orizzonti, contribuendo a un dibattito più ricco e sfumato sul nostro futuro con l’intelligenza artificiale. È un invito a esplorare il potenziale creativo dell’AI con curiosità critica, riconoscendo i suoi limiti e valorizzando l’insostituibile apporto dell’esperienza e dell’intuizione umana.

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